Prete Gianni

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Il Prete Gianni sul trono in una mappa dell'Africa Orientale, tratto da un atlante del 1558

Il Prete Gianni rappresenta un personaggio leggendario molto popolare in epoca medievale, tanto che, secondo i poemi del ciclo bretone, il Santo Graal sarebbe stato trasportato proprio nel suo regno. Ludovico Ariosto ne fa uno dei personaggi del suo Orlando furioso con il nome di Senapo, re d'Etiopia che Astolfo libera da una maledizione divina che lo costringeva a soffrire in eterno la fame. Invece Dante non ne fa cenno.

Mito nel medioevo

Lettera del Prete Gianni

La prima notizia che lo riguarda e lo cita giunse in occidente in modo romanzesco nel 1165. L'imperatore bizantino Manuele I Comneno ricevette una strana lettera, da lui poi girata a papa Alessandro III e a Federico Barbarossa. Il mittente delle missive si qualificava come: «Giovanni, Presbitero, grazie all'Onnipotenza di Dio, Re dei Re e Sovrano dei sovrani».

La lettera, in termini ampollosi, descriveva il regno di questo re e prete dell'estremo oriente. Si trattava di domini immensi: egli, definendosi «signore delle tre Indie», diceva di vivere in un immenso palazzo fatto di gemme, tenute insieme da oro usato come cemento, ed aveva non meno di diecimila invitati ad ogni pasto. Sette re, sessantadue duchi e trecentosessantacinque conti gli facevano da camerieri. Tra i suoi sudditi non annoverava solo uomini, ma anche folletti, nani, giganti, ciclopi, centauri, minotauri, esseri con la testa di cane (cinocefali), creature con la faccia sul petto e senza testa (blemmi), esseri con un gigantesco piede solo, che si spostavano strisciando sulla schiena e che si facevano ombra col loro stesso piede (da cui la definizione di sciapodi), etc. Insomma, tutto il campionario di esseri favolosi di cui hanno parlato le letterature e le leggende medioevali. I due imperatori non diedero peso più di tanto a quel fantasioso testo. Il papa, per puro scrupolo (se davvero in Oriente c'era un re cristiano, per giunta prete, rispondere era un dovere), mandò una lettera di esattamente mille parole, in cui lo informava che, una volta giunte notizie più precise, avrebbe inviato il vescovo Filippo da Venezia, nella duplice veste d'ambasciatore e di missionario, per istruire il Prete Gianni nella dottrina cristiana. È da notare che il mitico personaggio si era definito seguace dell'antica eresia nestoriana, condannata al Concilio di Efeso, secondo la quale le due nature di Gesù erano rigidamente separate, ed unite solo in modo morale, ma non sostanziale. La corrispondenza si concluse così.

Viaggiatori medievali

Circa venti anni dopo, il vescovo Ottone di Frisinga scrisse di aver incontrato in Siria un monaco che gli aveva parlato di un sovrano cristiano, re e sacerdote, che regnava su un grande impero posto oltre l'Armenia e la Persia, ma prima dell'India e della Cina.

Passò un altro mezzo secolo. Fra' Giovanni da Pian del Carpine, che, in veste di ambasciatore del Papa in Estremo Oriente, aveva assistito all'incoronazione del terzo Gran Khan Kuyuk, nella cronaca dei suoi viaggi (Historia Mongolorum) narra di come il successore di Gengis Khan, Ogüdai, era stato sconfitto dai sudditi di un re cristiano, il Prete Gianni, conosciuti come «Quegli Indiani chiamati Saraceni neri, o anche Etiopi».

Marco Polo, nel Milione, fornisce una versione molto più elaborata della storia. Il Prete Gianni è descritto come un grande imperatore, signore di un immenso dominio esteso dalle giungle indiane ai ghiacci dell'estremo nord. I Tartari erano suoi sudditi, gli pagavano tasse ed erano l'avanguardia delle sue truppe. Questo fino al giorno in cui non elessero Gengis Khan loro khan. Quest'ultimo, come riconoscimento della propria indipendenza, chiese in moglie una figlia del Prete Gianni. Avutone un rifiuto, gli mosse guerra. Una serie di eventi sensazionali accompagnarono la campagna militare che si chiuse con la vittoria tartara. Per circa un secolo, nessuno più parlò di tale personaggio.

Scoperte geografiche

Tornò agli onori delle cronache all'improvviso. Sino a quel momento, tutti coloro che avevano parlato del regno del Prete Gianni avevano detto di star riferendo voci. Un viaggiatore inglese, John Mandeville, raccontò invece che vi era stato; nel 1355 fu in cura presso il medico di Liegi Jean de Bourgogne e, al momento di andarsene, gli lasciò il manoscritto delle sue memorie. Il testo vide una diffusione enorme, ma nel 1371, in punto di morte, il medico belga confessò di essersi inventato tutto. I viaggi del gentiluomo inglese inoltre descrivono ed accreditano tutte le favole precedenti e ne aggiungono altre. Unico particolare, sembra che lascino pensare ad una localizzazione africana anziché asiatica.

Dai Khan ai Negus Neghesti

Mappa Descrizione dell'Impero Abissino o del Prete Gianni

Dato che l'India aveva nel tardo medioevo frontiere, limiti confusi gli Europei che cercavano il Prete Gianni, non trovandolo in Asia lo cercarono in Etiopia, una delle tre Indie della loro terminologia corrente. Marco Polo aveva trattato dell'Etiopia come una magnifica terra Cristiana, i rapporti tra Etiopia ed Arabia erano reali: la data di nascita del Profeta Maometto é nota poiché occorse trenta anni dopo l'ultima spedizione con elefanti degli Imperatori di Axum su suolo Arabo; esistevano commerci floridi tra Imperatori e reggenti del'Arabia Felix -oggi Yemen; Sabea, cioé di origine arabo yemenita la cultura Abissina d'origine. Nel 1306 trenta ambasciatori dell'Imperatore Wedem Arad giunsero in Europa, e riportarono che il loro patriarca si chiamava Yohannis, comune nome Copto. Nel 1329 ca. il missionario Domenicano Jordanus, nel suo Mirabilia Descripta tratta della "terza India" come landa del Prete Gianni, nome che egli dice che gli occidentali han dato al suo Re. A questo punto una localizzazione in Etiopia della figura mitica appariva in Europa quasi certa. Re Giovanni II del Portogallo nel 1489 inviò un'ambasceria in Egitto, proprio con lo scopo di giungere nel paese del Prete Gianni. I messi raggiunsero l'Etiopia, dove trovarono davvero dei re cristiani sottomessi ad un imperatore (Negus) che si proclamava discendente di re Davide. Allo stabilirsi di relazioni diplomatiche ufficiali tra Lisbona e l'Imperatore Lebna Dengel nel 1520 Prete Gianni era il nome con cui gli Europei conoscevano l'Imperatore d'Etiopia. Giá prima, tuttavia, gli Etiopi avevano tentato di chiarire che nessuno dei vari titoli del loro regnante corrispondeva al nome europeo dello stesso, lo fecero ad esempio i messi di Zara Yaqob nel 1441 al Concilio di Firenze. I colti del tempo che usavano il nome sapevano peró che non era un onorifico Etiopico, ad esempio il Jordanus sapeva si trattasse di termine familiare in occidente ma non autentico. In genere gli esperti sono, fin dal diciasettesimo secolo, convinti che il mito sia stato adattato al contesto Etiope come lo era stato a quello Asiatico dal 1200. Storici come Giuseppe Scaligero ipotizzarono che, un tempo, i domini etiopi giungessero sino alla Cina. Ancora nel 1751, quando il francescano Ceco Prutzky chiese all Imperatore Iyasu II a Gondar in uno dei circa venti castelli della sua "Camelot d'Africa" sull'origine del suo titolo il monarca stupito disse chiaro che mai si era sentito che un Imperatore di Abissinia si fosse mai chiamato cosí. Richard Pankhurst sostiene che questa sia la prima volta in cui un Imperatore d'Etiopia abbia udito questo titolo.

Il Prete Gianni è citato anche su carte geografiche tardo-medievali, come il mappamondo di Martin Behaim.

Nella cultura contemporanea

Eurasia nel periodo immediatamente precedente all'invasione mongola (1200)
  • Il libro Baudolino di Umberto Eco è incentrato sulla ricerca, da parte dei protagonisti, del regno del Prete Gianni (nel libro chiamato "Giovanni").

Mito o figura storica?

Forse però non si tratta solo di una figura mitologica. Nel 1926, il giornale cattolico americano The Catholic World pubblicò un articolo, firmato John Crowe, in cui si sosteneva che in Asia esiste un Re-sacerdote: il Dalai Lama. Ne consegue che il regno del Prete Gianni sarebbe stato il Tibet. Pur non potendolo escludere, c’è da ricordare che le ricerche più recenti hanno appurato che forse il più vicino alla realtà era proprio Marco Polo. La Chiesa Cristiana Nestoriana (detta anche, impropriamente, assira) ha, ancora oggi, la sua "testa" gerarchica in territori che oggi, politicamente fanno parte di Iraq, Iran e Afghanistan e che, anticamente, erano Persia ed il grosso dei fedeli è concentrato oggi in India, ma nel corso del VI e VII Secolo espletò un'intensa attività missionaria in Asia Centro-Orientale, in particolare tra le popolazioni turco-mongole, (ma anche in Tibet, Siam e nella stessa Cina). Fra tali missionari, si ricorda la figura del monaco siriano Alopen, che, nell'anno 635, ottenne dall'imperatore cinese T'ai-tsung il permesso di costruire chiese e monasteri e di importare 530 libri religiosi e tradurne in cinese 35.

Anche alcuni sovrani Uiguri (attuale Sinkiang Uighur, Cina occidentale) e Mancesi (Manciuria, Cina nord-orientale) si convertirono a questa fede. Una popolazione tartaro-uigura, l'etnia dei Kara Khitay (vocabolo turco che vuol dire cinesi neri, da cui forse i saraceni neri detti etiopi di Fra' Giovanni dal Pian del Carpine), formò un immenso impero esteso, al momento della massima espansione, dalla Cina settentrionale e dall'Altai al Lago d'Aral, che durò tra X, XI e XII secolo. Si tratta della dinastia e del popolo che gli storici cinesi chiamano "Liao". Il suo più grande condottiero fu il khan Yeliutashi. Sconfisse Arabi, Tartari, Turchi, Cinesi e Russi, e regnò dal 1126 al 1144. Yeliutashi era cristiano nestoriano, come lo erano molti suoi sudditi. Alla sua morte l’impero si divise. L’ultimo della sua dinastia fu Toghrul, di cui Gengis era nominalmente vassallo e che tale rimase fin che non lo sconfisse. Ancora ai tempi di Marco Polo un esponente di questa dinastia regnava sugli Uiguri, vassallo di Kublai Khan. Nel 1292 Fra' Giovanni da Monte Corvino sostenne di averne conosciuto il successore, di nome Giorgio, e di averlo convertito al Cattolicesimo.

Il Prete Gianni nel fumetto

Dopo la scoperta delle Americhe non mancò chi localizzò il Prete Gianni in Florida, e lo collegò ad un altro mito, quello della fonte della giovinezza. Questa è anche la versione di Alfredo Castelli, autore del fumetto italiano Martin Mystère, che lo fa vivere dal 1101 al 1344. Egli però ha fatto la sua comparsa anche nei fumetti della Marvel. Si tratta di un personaggio minore, una sorta di strano cavaliere medievale, le cui avventure spaziano dalla corte di re Artù, a quella di Riccardo Cuor di Leone e si intrecciano spesso con quelle di un altro personaggio medievaleggiante della Marvel, Sir Perceval il Cavaliere Nero. Tale "Prete Gianni" (chiamato all'inglese Prester John) possiede un amuleto pressoché onnipotente, ottenuto coniugando tecnologie aliene e magia, il cosiddetto Occhio del male. Tale attrezzo è desiderato da potenti entità, come il dio vichingo del male, della magia e del fuoco Loki ed il misterioso demone Dormammu, signore di un universo tenebroso. Ciò perché tale attrezzo è in grado, tra l'altro, anche di fondere tra loro gli universi paralleli. Proprio la ricerca di tale attrezzo è il preludio ad uno dei primi e più emozionanti cross-over della Marvel: la saga de "I Difensori vs I Vendicatori" (edizione italiana 1974, a cura dell'editoriale Corno).

Fonti

  • W. Ley e L. Sprague de Camp, Le terre leggendarie, Edizioni Bompiani 1962, V Cap. "La terra del Prete Gianni" (pagg. 117- 130). Traduzione italiana a cura di Francesco Saba Sardi dall'originale Lands beyond Ed. Reinheart & Co, Toronto-New York, 1952. Trattasi di un testo che ha avuto di recente una nuova edizione negli Oscar Mondadori.
  • Umberto Eco, Baudolino ISBN 0-15-602906-5.
  • Arrowsmith-Brown, Prutky's travels to Ethiopia and other countries. Londra: Hakluyt Society, 1991. La sessione sul Prete Gianni é alle pp. 115-117.
  • Wilhelm Baum, Die Verwandlungen des Mythos vom Reich des Priesterkönigs Johannes, Klagenfurt 1999

Collegamenti esterni

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