Gennaro Sora: differenze tra le versioni

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==Biografia==
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==Biografia==
===Prima guerra mondiale===
Figlio di Antonino da [[Villongo]] e di Giuditta Leonini da [[Buonconvento]]
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===Prima guerra mondiale===
Nel [[maggio]] del [[1915]] al comando del 3° [[plotone]] della cinquantesima [[Compagnia (unità militare)|compagnia]] del [[Battaglione Alpini Edolo]] partecipò alle operazione [[guerra|belliche]], che nell'ambito della [[prima guerra mondiale]] si svolgevano tra la Forcellina di Montozzo e il Pizzo d'Albiolo nel bacino [[montagna|montano]] del [[Passo del Tonale|Tonale]].
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Incaricato, il [[25 maggio]] [[1915]], di effettuare una ricognizione sull'Albiolo ebbe il primo [[battesimo]] di [[fuoco]] respingendo un'azione [[Impero Austro-Ungarico|austriaca]] dopo essersi avvicinato alle postazioni nemiche.

Incaricato, il 25 maggio [[1915]], di effettuare una ricognizione sull'Albiolo ebbe il [[battesimo]] di [[fuoco]] respingendo un'azione [[Impero -|austriaca]] dopo essersi avvicinato alle postazioni nemiche.


Tra i suoi commilitoni c'era [[Cesare Battisti]] che lo soprannominò ''Muscoletti'' per la sua forma fisica, bassa e tarchiata, e col quale ebbe un cordiale rapporto di [[amicizia]] rinsaldato dalla comune militanza bellica.
Tra i suoi commilitoni c'era [[Cesare Battisti]] che lo soprannominò ''Muscoletti'' per la sua forma fisica, bassa e tarchiata, e col quale ebbe un cordiale rapporto di [[amicizia]] rinsaldato dalla comune militanza bellica.
[[Immagine:GiorcesGennaroSora3.jpg|left|330px|thumb|Gennaro Sora]]


Nel [[luglio]] [[1915]] il Comando di [[Divisione (militare)|Divisione]] ordinò, per alleggerire la posizione degli alpini che il disgelo rendeva più difficile, l'occupazione di una cresta antistante Punta Albiolo da cui si sarebbe controllata la valle di Stino e le [[fortezza|fortificazioni]] austriache sottostanti.
Nel luglio [[1915]] il Comando di [[Divisione (militare)|Divisione]] ordinò, per alleggerire la posizione degli alpini che il disgelo rendeva più difficile, l'occupazione di una cresta antistante Punta Albiolo da cui si sarebbe controllata la valle di e le [[|fortificazioni]] austriache sottostanti.


Si trattava di un'azione pericolosa, quasi da [[guerriglia]], dove la [[velocità]] e la sorpresa erano fondamentali, ne fu incaricato Gennaro Sora che, al comando di sette alpini, si slanciò di corsa e saltando di [[roccia]] in roccia, sotto il fuoco delle [[mitragliatrice|mitragliatrici]] austriache riuscì a raggiungere la cima del Torrione, snidando il nemico, e a tenerla fino all'arrivo dell'altro plotone di cui faceva parte Cesare Battisti.
Si trattava di un'azione pericolosa, quasi da [[guerriglia]], dove la [[velocità]] e la sorpresa erano fondamentali, ne fu incaricato Gennaro Sora che, al comando di sette alpini, si slanciò di corsa e saltando di [[roccia]] in roccia, sotto il fuoco delle [[mitragliatrice|mitragliatrici]] austriache riuscì a raggiungere la cima del Torrione, snidando il nemico, e a tenerla fino all'arrivo dell'altro plotone di cui faceva parte Cesare Battisti.


Questa azione, dove mise in mostra le sue doti di [[coraggio]] al limite della temerarietà, gli valsero la prima medaglia d'argento al [[valor militare]] <ref>La motivazione recitava: ''Ricevuto l'incarico di occupare con il proprio plotone un'aspra e difficile posizione avversaria, noncurante del pericolo, con coraggio ammirevole, si slanciava alla testa del proprio reparto, giungendo primo alla ridotta nemica scacciandone i difensori [...]''. (L. Viazzi. ''Il capitano Sora'' op. cit. in bibliografia.</ref>
Questa azione, dove mise in mostra le sue doti di [[coraggio]] al limite della temerarietà, gli valsero la prima medaglia d'argento al [[valor militare]]<ref>La motivazione recitava: ''Ricevuto l'incarico di occupare con il proprio plotone un'aspra e difficile posizione avversaria, noncurante del pericolo, con coraggio ammirevole, si slanciava alla testa del proprio reparto, giungendo primo alla ridotta nemica scacciandone i difensori [...]''. (L. Viazzi. ''Il capitano Sora'' op. cit. in bibliografia.</ref>


Una seconda medaglia d'argento gli verrà assegnata, per il suo contributo determinante nella conquista della Cresta Croce, l'[[11 aprile]] [[1916]], e una terza per la conquista della quota 2432 della Cresta dei Monticelli, il [[28 maggio]] [[1918]].
Una seconda medaglia d'argento gli verrà assegnata, per il suo contributo determinante nella conquista della Cresta Croce, l'11 aprile [[1916]], e una terza per la conquista della quota 2432 della Cresta dei Monticelli, il 28 maggio [[1918]].


===Il Polo Nord===
===Il Polo Nord===
[[Immagine:GiorcesGennaroSora4.jpg|left|350px|thumb|Sora e la sua squadra al Polo Nord]]
[[:GiorcesGennaroSora4.jpg|left||thumb|Sora e la sua squadra al Polo Nord]]


Nel [[1928]] Gennaro Sora fu chiamato assieme ad altri otto alpini <ref>La squadra era formata oltre che dal Sora, al centro della foto, dagli alpini, a partire da sinistra, caporale Giulio Bich, Silvio Pedrotti, Beniamino Pelissier, sergente maggiore Giovanni Gualdi, sergente maggiore Giuseppe Sandrini, Angelo Casari, Giulio Deriad e Giulio Guidoz. (Ex atti Foresto Sparso).</ref>, di cui gli fu affidato il comando, a partecipare alla seconda spedizione che il [[generale]] [[Umberto Nobile]] si accingeva a fare per raggiungere il [[Polo Nord]] con il [[Italia (dirigibile)|dirigibile Italia]].
Nel [[1928]] Gennaro Sora fu chiamato assieme ad altri otto alpini<ref>La squadra era formata oltre che dal Sora, al centro della foto, dagli alpini, a partire da sinistra, caporale Giulio Bich, Silvio Pedrotti, Beniamino Pelissier, sergente maggiore Giovanni Gualdi, sergente maggiore Giuseppe Sandrini, Angelo Casari, Giulio Deriad e Giulio . (Ex atti Foresto Sparso).</ref>, di cui gli fu affidato il comando, a partecipare alla seconda spedizione che il [[generale]] [[Umberto Nobile]] si accingeva a per raggiungere il [[Polo Nord]] con il [[Italia (dirigibile)|dirigibile Italia]].


Il suo intervento, che avrebbe dovuto essere di supporto, ebbe una fine non prevista a causa del disastro del dirigibile ''Italia'', che il [[25 maggio]] precipitò sul pack polare determinando il fallimento della spedizione.
Il suo intervento, che avrebbe dovuto essere di supporto, ebbe a causa del disastro del dirigibile che il 25 maggio precipitò polare determinando il fallimento della spedizione.


Nell'urto del dirigibile contro i [[ghiaccio|ghiacci]] furono sbalzati fuori il generale Nobile e altri membri della spedizione oltre a una certa quantità di materiale e di vettovagliamento, mentre il dirigibile stesso riprendeva quota sparendo definitivamente con sei membri dell'[[equipaggio]] che non furono più ritrovati <ref>I nomi di questi dispersi erano Pontremoli, Arduino, Ciocca, Lago, Alessandrini e Caratti.</ref>
Nell'urto del dirigibile contro i [[ghiaccio|ghiacci]] furono sbalzati fuori il generale Nobile e altri membri oltre a una certa quantità di materiale e di vettovagliamento mentre dirigibile quota definitivamente con sei membri dell'[[equipaggio]] che non furono più ritrovati<ref>I nomi erano Pontremoli, Arduino, Ciocca, Lago, Alessandrini e Caratti.</ref>


Nobile, ferito, e gli altri superstiti ebbero la possibilità di sopravvivere riparandosi in una [[tenda]] che colorarono di [[rosso]] per essere più visibile e utilizzando il vettovagliamento e il materiale, compresa una [[Radio (apparecchio)|radio]], che erano caduti o erano stati gettati dal dirigibile: fu il famoso e famigerato episodio della ''Tenda Rossa'', nome con cui passò alla [[storia]].
Nobile, ferito, e gli altri superstiti ebbero la possibilità di sopravvivere riparandosi in una [[tenda]] che colorarono di [[rosso]] per essere più visibile e utilizzando il vettovagliamento e il materiale, compresa una [[Radio (apparecchio)|radio]], che erano caduti o erano stati gettati dal dirigibile: fu il famoso episodio della ''Tenda Rossa'', nome con cui passò alla [[storia]].


====I soccorsi====
====I soccorsi====


Non appena la [[notizia]] del disastro giunse al campo base, che faceva capo alla [[nave]] ''Città di Milano'' comandata dal [[comandante]] Romagna Manoja, Sora espresse la sua intenzione di mettersi subito alla ricerca dei naufraghi entrando per questo in contrasto con il Romagna che intendeva seguire una linea di maggiore cautela.
Non appena la [[notizia]] del disastro giunse al campo base, che faceva capo alla [[nave]] ''Città di Milano'' comandata dal [[comandante]] Romagna Manoja, Sora espresse la sua intenzione di mettersi subito alla ricerca dei naufraghi entrando per questo in contrasto con il Romagna che intendeva seguire una linea di maggiore cautela.


Dal contrasto si arrivò all'insubordinazione di Gennaro Sora che, il [[13 giugno]], partì, senza essere autorizzato, con la baleniera ''Braganza'' alla ricerca dei superstiti.
Dal contrasto si arrivò all'insubordinazione di Gennaro Sora che, il 13 giugno, partì, senza essere autorizzato, con la baleniera ''Braganza'' alla ricerca dei superstiti.


Nel frattempo era stata organizzata dal comandante Romagna una spedizione di soccorso via terra con slitte e Sora fu raggiunto dall'ordine di cercare e soccorrere un gruppo di naufraghi che avevano lasciato la ''Tenda Rossa'' in cerca[[Immagine:GiorcesGennaroSora6.jpg|right|240px|thumb|Gennaro Sora e Sjef Van Dongen]] di aiuto.
Nel frattempo era stata organizzata dal comandante Romagna una spedizione di soccorso via terra con slitte e Sora fu raggiunto dall'ordine di cercare e soccorrere un gruppo di naufraghi che avevano lasciato la ''Tenda Rossa'' in cerca di aiuto.


[[File:GiorcesGennaroSora6.jpg|thumb|Gennaro Sora e [[Sjef van Dongen]]]]
Il [[18 giugno]] Sora con l'[[ingegnere]] [[Danimarca|danese]] Ludovico Warming e l'[[Olanda|olandese]] Sjef Van Dongen, un esperto conduttore di [[cane|cani]] da slitta, partirono con due slitte alla ricerca del cosiddetto gruppo Mariano<ref> Il gruppo era costituito dai superstiti Mariano, Zappi e Malmgren che avevano lasciato la Tenda Rossa in cerca di soccorso.</ref>, ma il 19 Warming colpito da un malessere agli occhi dovette abbandonare la spedizione.


Il 18 giugno Sora con l'[[ingegnere]] [[Danimarca|danese]] e l'[[|olandese]] Sjef Dongen, un esperto conduttore di [[cane|cani]] da slitta, partirono con due slitte alla ricerca del cosiddetto gruppo Mariano<ref>Il gruppo era costituito dai superstiti Mariano, Zappi e Malmgren che avevano lasciato la Tenda Rossa in cerca di soccorso.</ref>, ma il 19 Warming colpito da un malessere agli occhi dovette abbandonare la spedizione.
Il [[4 luglio]], stremati dalle marce, Sora e Van Dongen raggiunsero l'isola di Foyn da dove non furono più in condizione di andare avanti trasformandosi così da soccorritori in naufraghi: furono tratti in salvo il [[13 luglio]] da idrovolanti [[Svezia|svedesi]].


Durante la ricerca dei superstiti, fu localizzata un'isoletta delle [[Isole Svalbard|Svalbard]] cui fu dato il nome "Isola degli Alpini" (80°22' N 24°45' E).
====Le polemiche====

Il [[fallimento]] della seconda spedizione di Nobile ebbe una enorme coda di polemiche contro lo stesso Nobile mentre l'insubordinazione di Gennaro Sora portò a una commissione d'inchiesta che tuttavia non produsse alcunché ma pesò negativamente sullo sviluppo della sua carriera, fu promosso, infatti, [[maggiore]] solo il [[18 gennaio]] [[1934]] ed ebbe il comando del [[battaglione]] [[Edolo]].
Il 4 luglio, stremati dalle marce, Sora e Van Dongen raggiunsero l'isola di Foyn da dove non furono più in condizione di andare avanti trasformandosi così da soccorritori in naufraghi: furono tratti in salvo il 13 luglio da idrovolanti [[Svezia|svedesi]].

====Le polemiche====
Il fallimento della seconda spedizione di Nobile ebbe una enorme coda di polemiche contro lo stesso Nobile mentre l'insubordinazione di Gennaro Sora portò a una commissione d'inchiesta che tuttavia non produsse alcunché ma pesò negativamente sullo sviluppo della sua carriera, fu promosso, infatti, [[maggiore]] solo il 18 gennaio [[1934]] ed ebbe il comando del [[battaglione]] [[Edolo]].


Gennaro Sora rimase, tuttavia, nel sentire della sua gente l'''Eroe del Polo'', come lo appellò [[Benito Mussolini|Mussolini]] in occasione di un incontro durante le grandi manovre al [[confine]] italo-austriaco.
Gennaro Sora rimase, tuttavia, nel sentire della sua gente l'''Eroe del Polo'', come lo appellò [[Benito Mussolini|Mussolini]] in occasione di un incontro durante le grandi manovre al [[confine]] italo-austriaco.


Mentre era in [[Val Venosta]] scrisse la prima forma della [[Alpini#Preghiera dell'Alpino|Preghiera dell'Alpino]], in una lettera a sua madre il 4 luglio 1935, da Malga Pader.
Mentre era in [[Val Venosta]] scrisse la prima forma della [[Alpini# dell'|Preghiera dell'Alpino]], in una lettera a sua madre il 4 luglio 1935, da Malga Pader.


===La guerra coloniale===
===La guerra coloniale===
Il [[20 marzo]] [[1937]] Gennaro Sora si trovava in [[Etiopia]] al comando dell'VIII [[brigata]] dell'ex Divisione Pusteria in appoggio di quella che fu chiamata ''Operazione di grande polizia'' contro gruppi di rivoltosi etiopi. Successivamente fu chiamato al comando del Battaglione Speciale Alpini ''Uork Amba'' in attività di fortificazione, protezione e [[polizia]].
Il 20 marzo [[1937]] Gennaro Sora si trovava in [[Etiopia]] al comando dell'VIII [[brigata]] dell'ex Divisione Pusteria in appoggio di quella che fu chiamata Operazione di grande polizia contro gruppi di rivoltosi etiopi. Successivamente fu chiamato al comando del Battaglione Speciale Alpini Uork Amba in attività di fortificazione, protezione e polizia.


Nell'aprile 1939, dopo la [[guerra d'Etiopia]], partecipò alle operazioni di repressione contro la [[arbegnuoc|guerriglia abissina]] e secondo alcuni sarebbe stato il principale responsabile del [[massacro di Gaia Zeret]], nel corso del quale il suo reparto avrebbe impiegato anche armi chimiche<ref>M. Dominioni, ''Lo sfascio dell'Impero'', pp. 209-212.</ref> contro un gruppo di circa mille guerriglieri, anziani, donne e bambini. Dopo la resa, tutti i prigionieri, comprese donne e bambini, sarebbero stati sommariamente uccisi con il fuoco delle mitragliatrici<ref>M. Dominioni, ''Lo sfascio dell'impero. Gli italiani in Etiopia 1936-1941'', p. X e 205-215.</ref>. Secondo L. Viazzi e G.P. Rivolta invece, che hanno parlato coi superstiti sui luoghi del fatto, e anche in base alla consultazione dei documenti d'archivio, i civili sarebbero stati tutti rilasciati dopo il termine dei combattimenti anche se durante gli stessi ci furono vittime anche tra costoro, mentre il responsabile dell'uso dei gas era un altro ufficiale<ref>https://www.ana.it/2015/10/12/il-capitano-sora-e-i-crimini-che-non-commise/</ref>. Gli armati etiopi, termine che all'epoca includeva gli abili alle armi, vennero fucilati d'ordine del Governo italiana (M. Dominoni).
Nell'[[aprile]] del [[1939]] al comando del XX Battaglione [[Eritrea|Eritreo]] eliminò, nella cosiddetta Battaglia della Grotta Cajá-Zeret, un grosso gruppo di combattenti Etiopici guidato da Teshome Sciancut, tra i luogotenenti di Abebè Aregay, un fedele del [[Negus]]. La battaglia fu aspra e culminó con la resa degli assediati dopo la fuga di Teshome, dopo che pezzi d'artiglieria caricati con fosgenina e iprite avevano contaminato tutta l'acqua a disposizione dei circa 1500 assediati.


===Seconda guerra mondiale===
===Seconda guerra mondiale===


Nel [[1940]] si distinse con il suo XX Battaglione nella conquista del [[Somaliland]], nel [[1941]] difese il Passo Mard nell'[[Regione di Harar|Harar]] contro le truppe [[Inghilterra|inglesi]] ma la campagna d'[[Africa]] era ormai perduta.
Nel [[1940]] si distinse con il suo XX Battaglione nella conquista del [[Somaliland]], nel [[1941]] difese il Passo Mard nell'[[Regione di Harar|Harar]] contro le truppe [[Inghilterra|inglesi]] ma la campagna d'[[Africa]] era ormai perduta.


Il [[12 aprile]] [[1941]], dopo che il generale Santini aveva ordinato la resa, si consegnò prigioniero alle truppe [[Sud Africa|sudafricane]].
Il 12 aprile [[1941]], dopo che il generale Santini aveva ordinato la resa, si consegnò prigioniero alle truppe [[]].


Trasferito in [[Kenya]] ebbe l'opportunità durante la prigionia di scalare, invitato da un ufficiale inglese, il [[monte Kenya]].
Trasferito in [[Kenya]] ebbe l'opportunità durante la prigionia di scalare, invitato da un ufficiale inglese, il [[monte Kenya]].


===L'epilogo===
===L'epilogo===
[[Immagine:GiorcesGennaroSora7.jpg|right|300px|thumb|Sora a Como]]
[[:GiorcesGennaroSora7.jpg||thumb|Sora a Como]]
Alla fine della [[seconda guerra mondiale]] rientrò dalla prigionia il [[12 maggio]] [[1945]] e fu destinato al comando del distretto militare di Como col grado di [[colonnello]].
Alla fine della [[seconda guerra mondiale]] rientrò dalla prigionia il 12 maggio [[1945]] e fu destinato al comando del distretto militare di Como col grado di [[colonnello]].


Il [[23 giugno]] [[1949]], a seguito di un [[infarto|attacco cardiaco]], Gennaro Sora morì a Foresto Sparso, il suo paese natale, che gli dedicò un monumento nella [[piazza]] principale.
Il 23 giugno [[1949]], a seguito di un [[infarto|attacco cardiaco]], Gennaro Sora morì a Foresto Sparso, il suo paese natale, che gli dedicò un monumento nella [[piazza]] principale.


==Note==
==Note==
[[Immagine:GiorcesGennaroSora2.jpg|right|150px|thumb|Monumento a Sora]]
<references />
<references />


==Bibliografia==

* Wilbur Cross. ''Disastro al Polo. La tragica spedizione di Nobile al Polo Nord con il dirigibile 'Italia''. Milano, Corbaccio, 2001. ISBN .
==Bibliografia==
* Wilbur Cross. ''Disastro al Polo. La tragica spedizione di Nobile al Polo Nord con il dirigibile 'Italia''. Milano, Corbaccio, 2001. ISBN 8879724452.
* Umberto Nobile. ''La tenda rossa. Memorie di neve e di fuoco''. Milano, Mondadori, 1969.
* Umberto Nobile. ''La tenda rossa. Memorie di neve e di fuoco''. Milano, Mondadori, 1969.
* Luciano Viazzi. ''Il capitano Sora, l'eroico leggendario alpino''. Trento, Monauni, 1969.
* Luciano Viazzi. ''Il capitano Sora, l'eroico leggendario alpino''. Trento, Monauni, 1969.
* Marco Viganó, articolo sulla battaglia di Zeret, [http://etio.webs.com/imieiultimiarticoli.htm].
* Marco Viganó, articolo sulla battaglia di Zeret, [http://etio.webs.com/imieiultimiarticoli.htm].
* Gian Paolo Rivolta, ''La battaglia alla grotta del ribelle di Zeret (Etiopia) nell'aprile 1939. Un episodio di guerra del tenente colonnello Gennaro Sora nel Corno d'Africa,'' Atti del Centro Ricerche e Studi sull'Ambiente, gli Ipogei e le Acque Carsiche, vol. 1, Nerviano, 2011.

==Voci correlate==
*[[Alpini]]
* [[Preghiera dell'Alpino]]
*[[Prima guerra mondiale]]
*[[ italiano]]
*[[Seconda guerra mondiale]]


== Altri progetti ==
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==Voci correlate==
*[[Alpini]]
*[[Prima guerra mondiale]]
*[[Impero coloniale italiano]]
*[[Seconda guerra mondiale]]


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Gennaro Sora
NascitaForesto Sparso, 18 novembre 1892
MorteForesto Sparso, 23 giugno 1949
Dati militari
Paese servito Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
Corpoalpini
Anni di servizio1913 - 1945
GradoColonnello
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
Comandante diDistretto militare di Como
Battaglione alpini "Uork Amba"
"fonti nel corpo del testo"
voci di militari presenti su Wikipedia

Gennaro Sora (Foresto Sparso, 18 novembre 1892Foresto Sparso, 23 giugno 1949) è stato un militare italiano, ufficiale degli alpini, che operò nella prima guerra mondiale, nella seconda spedizione di Umberto Nobile per il raggiungimento del Polo Nord, nella Guerra d'Etiopia e nella seconda guerra mondiale.

Figlio di Antonino da Villongo e di Giuditta Leonini da Buonconvento.

Prima guerra mondiale

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Arruolatosi a 21 anni, era nel 1913 allievo ufficiale presso il 3º Reggimento Alpini in Piemonte.

Nel maggio del 1915 al comando del 3º plotone della cinquantesima compagnia del Battaglione Alpini Edolo partecipò alle operazioni belliche, che nel corso della prima guerra mondiale si svolgevano tra la Forcellina di Montozzo e il Pizzo d'Albiolo nel bacino montano del Tonale.

Incaricato, il 25 maggio 1915, di effettuare una ricognizione sull'Albiolo ebbe il battesimo di fuoco respingendo un'azione austriaca dopo essersi avvicinato alle postazioni nemiche.

Tra i suoi commilitoni c'era Cesare Battisti che lo soprannominò Muscoletti per la sua forma fisica, bassa e tarchiata, e col quale ebbe un cordiale rapporto di amicizia rinsaldato dalla comune militanza bellica.

Nel luglio 1915 il Comando di Divisione ordinò, per alleggerire la posizione degli alpini che il disgelo rendeva più difficile, l'occupazione di una cresta antistante Punta Albiolo da cui si sarebbe controllata la valle di Strino e le fortificazioni austriache sottostanti.

Si trattava di un'azione pericolosa, quasi da guerriglia, dove la velocità e la sorpresa erano fondamentali, ne fu incaricato Gennaro Sora che, al comando di sette alpini, si slanciò di corsa e saltando di roccia in roccia, sotto il fuoco delle mitragliatrici austriache riuscì a raggiungere la cima del Torrione, snidando il nemico, e a tenerla fino all'arrivo dell'altro plotone di cui faceva parte Cesare Battisti.

Questa azione, dove mise in mostra le sue doti di coraggio al limite della temerarietà, gli valsero la prima medaglia d'argento al valor militare[1]

Una seconda medaglia d'argento gli verrà assegnata, per il suo contributo determinante nella conquista della Cresta Croce, l'11 aprile 1916, e una terza per la conquista della quota 2432 della Cresta dei Monticelli, il 28 maggio 1918.

Sora e la sua squadra al Polo Nord

Nel 1928 Gennaro Sora fu chiamato assieme ad altri otto alpini[2], di cui gli fu affidato il comando, a partecipare alla seconda spedizione che il generale Umberto Nobile si accingeva a intraprendere per raggiungere il Polo Nord con il dirigibile Italia.

Il suo intervento, che avrebbe dovuto essere di supporto, ebbe però un epilogo drammatico a causa del disastro del dirigibile che il 25 maggio precipitò sulla banchisa polare determinando il fallimento della spedizione e la morte di una parte degli uomini a bordo.

Nell'urto del dirigibile contro i ghiacci furono sbalzati fuori il generale Nobile e altri membri dell'equipaggio oltre a una certa quantità di materiale e di vettovagliamento; mentre l'involucro del dirigibile invece riprese quota perdendosi definitivamente con sei membri dell'equipaggio che non furono mai più ritrovati[3]

Nobile, ferito, e gli altri superstiti ebbero la possibilità di sopravvivere riparandosi in una tenda che colorarono di rosso per essere più visibile ai soccorritori e utilizzando il vettovagliamento e il materiale, compresa una radio, che erano caduti o erano stati gettati dal dirigibile: fu il famoso episodio della Tenda Rossa, nome con cui passò alla storia.

Non appena la notizia del disastro giunse al campo base, che faceva capo alla nave Città di Milano comandata dal comandante Romagna Manoja, Sora espresse la sua intenzione di mettersi subito alla ricerca dei naufraghi entrando per questo in contrasto con il Romagna che intendeva seguire una linea di maggiore cautela.

Dal contrasto si arrivò all'insubordinazione di Gennaro Sora che, il 13 giugno, partì, senza essere autorizzato, con la baleniera Braganza alla ricerca dei superstiti.

Nel frattempo era stata organizzata dal comandante Romagna una spedizione di soccorso via terra con slitte e Sora fu raggiunto dall'ordine di cercare e soccorrere un gruppo di naufraghi che avevano lasciato la Tenda Rossa in cerca di aiuto.

Gennaro Sora e Sjef van Dongen

Il 18 giugno Sora con l'ingegnere danese Ludvig Varming e l'olandese Sjef van Dongen, un esperto conduttore di cani da slitta, partirono con due slitte alla ricerca del cosiddetto gruppo Mariano[4], ma il 19 Warming colpito da un malessere agli occhi dovette abbandonare la spedizione.

Durante la ricerca dei superstiti, fu localizzata un'isoletta delle Svalbard cui fu dato il nome "Isola degli Alpini" (80°22' N 24°45' E).

Il 4 luglio, stremati dalle marce, Sora e Van Dongen raggiunsero l'isola di Foyn da dove non furono più in condizione di andare avanti trasformandosi così da soccorritori in naufraghi: furono tratti in salvo il 13 luglio da idrovolanti svedesi.

Il fallimento della seconda spedizione di Nobile ebbe una enorme coda di polemiche contro lo stesso Nobile mentre l'insubordinazione di Gennaro Sora portò a una commissione d'inchiesta che tuttavia non produsse alcunché ma pesò negativamente sullo sviluppo della sua carriera, fu promosso, infatti, maggiore solo il 18 gennaio 1934 ed ebbe il comando del battaglione Edolo.

Gennaro Sora rimase, tuttavia, nel sentire della sua gente l'Eroe del Polo, come lo appellò Mussolini in occasione di un incontro durante le grandi manovre al confine italo-austriaco.

Mentre era in Val Venosta scrisse la prima forma della Preghiera dell'Alpino, in una lettera a sua madre il 4 luglio 1935, da Malga Pader.

La guerra coloniale

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Il 20 marzo 1937 Gennaro Sora si trovava in Etiopia al comando dell'VIII brigata dell'ex Divisione Pusteria in appoggio di quella che fu chiamata "Operazione di grande polizia" contro gruppi di rivoltosi etiopi. Successivamente fu chiamato al comando del Battaglione Speciale Alpini "Uork Amba" in attività di fortificazione, protezione e polizia.

Nell'aprile 1939, dopo la guerra d'Etiopia, partecipò alle operazioni di repressione contro la guerriglia abissina e secondo alcuni sarebbe stato il principale responsabile del massacro di Gaia Zeret, nel corso del quale il suo reparto avrebbe impiegato anche armi chimiche[5] contro un gruppo di circa mille guerriglieri, anziani, donne e bambini. Dopo la resa, tutti i prigionieri, comprese donne e bambini, sarebbero stati sommariamente uccisi con il fuoco delle mitragliatrici[6]. Secondo L. Viazzi e G.P. Rivolta invece, che hanno parlato coi superstiti sui luoghi del fatto, e anche in base alla consultazione dei documenti d'archivio, i civili sarebbero stati tutti rilasciati dopo il termine dei combattimenti anche se durante gli stessi ci furono vittime anche tra costoro, mentre il responsabile dell'uso dei gas era un altro ufficiale[7]. Gli armati etiopi, termine che all'epoca includeva gli abili alle armi, vennero fucilati d'ordine del Governo italiana (M. Dominoni).

Seconda guerra mondiale

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Nel 1940 si distinse con il suo XX Battaglione nella conquista del Somaliland, nel 1941 difese il Passo Mard nell'Harar contro le truppe inglesi ma la campagna d'Africa era ormai perduta.

Il 12 aprile 1941, dopo che il generale Santini aveva ordinato la resa, si consegnò prigioniero alle truppe sudafricane.

Trasferito in Kenya ebbe l'opportunità durante la prigionia di scalare, invitato da un ufficiale inglese, il monte Kenya.

Sora a Como

Alla fine della seconda guerra mondiale rientrò dalla prigionia il 12 maggio 1945 e fu destinato al comando del distretto militare di Como col grado di colonnello.

Il 23 giugno 1949, a seguito di un attacco cardiaco, Gennaro Sora morì a Foresto Sparso, il suo paese natale, che gli dedicò un monumento nella piazza principale. L'alpino Angelo Casari, che faceva parte della sua squadra al Polo Nord, costruì il Rifugio Sora ai Piani di Bobbio, oggi Rifugio Sora Casari tuttora gestito dalla sua famiglia.

  1. ^ La motivazione recitava: Ricevuto l'incarico di occupare con il proprio plotone un'aspra e difficile posizione avversaria, noncurante del pericolo, con coraggio ammirevole, si slanciava alla testa del proprio reparto, giungendo primo alla ridotta nemica scacciandone i difensori [...]. (L. Viazzi. Il capitano Sora op. cit. in bibliografia.
  2. ^ La squadra era formata oltre che dal Sora, al centro della foto, dagli alpini, a partire da sinistra, caporale Giulio Bich, Silvio Pedrotti, Beniamino Pelissier, sergente maggiore Giovanni Gualdi, sergente maggiore Giuseppe Sandrini, Angelo Casari, Giulio Deriad e Giulio Guédoz. (Ex atti Foresto Sparso).
  3. ^ I nomi erano Pontremoli, Arduino, Ciocca, Lago, Alessandrini e Caratti.
  4. ^ Il gruppo era costituito dai superstiti Mariano, Zappi e Malmgren che avevano lasciato la Tenda Rossa in cerca di soccorso.
  5. ^ M. Dominioni, Lo sfascio dell'Impero, pp. 209-212.
  6. ^ M. Dominioni, Lo sfascio dell'impero. Gli italiani in Etiopia 1936-1941, p. X e 205-215.
  7. ^ https://www.ana.it/2015/10/12/il-capitano-sora-e-i-crimini-che-non-commise/
  • Wilbur Cross. Disastro al Polo. La tragica spedizione di Nobile al Polo Nord con il dirigibile 'Italia. Milano, Corbaccio, 2001. ISBN 88-7972-445-2.
  • Umberto Nobile. La tenda rossa. Memorie di neve e di fuoco. Milano, Mondadori, 1969.
  • Luciano Viazzi. Il capitano Sora, l'eroico leggendario alpino. Trento, Monauni, 1969.
  • Marco Viganó, articolo sulla battaglia di Zeret, [1] Archiviato il 21 febbraio 2012 in Internet Archive..
  • Gian Paolo Rivolta, La battaglia alla grotta del ribelle di Zeret (Etiopia) nell'aprile 1939. Un episodio di guerra del tenente colonnello Gennaro Sora nel Corno d'Africa, Atti del Centro Ricerche e Studi sull'Ambiente, gli Ipogei e le Acque Carsiche, vol. 1, Nerviano, 2011.

Voci correlate

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